TERREMOTO - Gli atenei credono nel radon

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Riccardo Giuliani
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TERREMOTO - Gli atenei credono nel radon

Messaggio da Riccardo Giuliani »

Gli atenei «credono» nel radon: previsioni possibili

Bari e Pisa: i sistemi efficaci esistono, mancano i soldi per perfezionarli.

MILANO — Ventitrè gennaio 1985: per la prima (e unica) volta in Italia scat­ta l’allarme terremoto. L’Istituto naziona­le di geofisica prevede una «scossa peri­colosa ». E il ministro della Protezione ci­vile Giuseppe Zamberletti, oggi presiden­te della Commissione grandi rischi e so­stenitore dell’impossibilità di prevedere i terremoti, ordina lo stato d’allerta per dieci comuni della Garfagnana: scuole chiuse per due giorni, case vecchie o in cattivo stato evacuate.

Centomila persone abbandonarono le proprie abitazioni, ma il terremoto non arrivò. Allora la previsione di un sisma distruttivo fu formulata, dopo una scos­sa premonitrice, sulla base di un’analisi storico-statistica. Oggi, tra gli indicatori sismici, c’è anche il radon. Giampaolo Giuliani non è solo. Sono diversi i ricer­catori che studiano questo gas: l’univer­sità di Bari ha messo a punto un sistema di 25 centraline fermo per mancanza di fondi; quella di Pisa ha elaborato un pro­getto per il monitoraggio nelle acque sot­terranee della Garfagnana e della Luni­giana allo studio degli enti locali. Ricer­che sono in corso anche all’Istituto nazio­nale di geofisica e vulcanologia.

Pier Francesco Biagi è docente di Fisi­ca all’Università di Bari.
Studia il radon e i disturbi sui segnali radio. «I sistemi per prevedere un terremoto già esistono — dice —, è che mancano i soldi per perfe­zionarli. A differenza dei miei colleghi so­no convinto che non è impossibile preve­dere un sisma, ci riusciremo. Fu proprio Boschi, oggi nemico dei precursori, a fa­re la previsione del 1985». E spiega: «Nel 2005 abbiamo presentato un progetto al­la Regione per l’installazione di 25 cen­traline per il rilevamento di radon e sta­zioni radio a bassa frequenza (alcune an­che nel Gran Sasso). Per un punto siamo stati esclusi dalla graduatoria e le prime centraline sono state disattivate».

All’università di Pisa si studia invece il radon nelle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana. Il team di Giorgio Curzio, docente di Misure nucle­ari, ha elaborato uno studio di fattibilità per il monitoraggio del radon: stazioni prototipo che ogni sei ore dovrebbero trasmettere al dipartimento e alla Prote­zione civile i livelli.

Tra i ricercatori che studiano il radon c’è anche Calvino Gasparini, dell’Istituto nazionale di geofisica. Nel 1985 fu uno degli esperti a formulare la previsione della Garfagnana. Oggi è direttore del Museo geofisico di Rocca di Papa dove da quattro anni una centralina misura il radon. «Sappiamo che questo gas è un precursore dello stress sismico, ma per ora non ci dice il 'dove' e il 'quando' av­verrà un terremoto». Più attendibile l’analisi storico-statistica: «Sulla base della quale scattò l’allerta del 1985. Nel caso di Giuliani non esistevano parame­tri consolidati, ma un censimento a se­taccio grande degli edifici più vecchi e una maggiore informazione, forse...».

Nel 1985 la «scossa pericolosa» non ar­rivò. E l’ex ministro Zamberletti finì sot­to inchiesta per procurato allarme. Forse per questo da allora ha sempre chiamato i centomila sfollati «un test». E oggi riba­disce: «I terremoti non sono prevedibi­li ». Ma poi spiega: «Allora il radon non c’entrava, lì ci trovavamo davanti a dati statistici particolari. Davanti a una previ­sione della comunità scientifica come quella di 24 anni fa, proprio Boschi e Bar­beri mi avvertirono del rischio, farei la stessa cosa: ordinerei lo stato d’allerta».

Alessandra Mangiarotti
08 aprile 2009

Fonte: Corriere della sera - 08/04/2009
Cieli e giorni sereni - Riccardo Giuliani
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max-il-vecchio

Messaggio da max-il-vecchio »

Questo è proprio il giornalismo che a me non piace, mi sembra il classico esempio di articolo ad effetto basato sulla logica del giorno dopo.
Per evitare ogni fraintendimento voglio premettere che sono un acceso fautore dell' assegnazione di fondi più consistenti alla ricerca.
Ieri ho incontrato un amico dell INGV di Roma e gli ho domandato cosa pensasse della questione del radon. Egli mi ha detto (e viene confermato anche nell' articolo di cui sopra) che l'aumento del livello del radon (assieme ad altri fenomeni) viene intrepretato da anni come un segnale di incremento dell' attività sismica, tuttavia allo stato attuale non è ancora possibile prevedere quando e con quale intensità avverra un terremoto. Il dove si conosce, la mappa geologica dell 'Italia ci dice che certe zone sono chiaramente destinate nel tempo ad essere colpite ed anche duramente. Mentre le previsioni meteorologiche si basano sull' ossevazione di fenomeni a grande e piccola scala, questi stessi fenomeni sono visibili e misurabili ciò nonstante alcuni fattori di disturbo possono far sballare i calcoli, nel caso dei terremoti tutto avviene in profondità nelle viscere della Terra. Forse in un prossimo futuro sarà anche possibile prevedere i terremoti ma ad oggi i modelli di previsione sono rozzi ed inaffidabili.
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hal9000
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Messaggio da hal9000 »

Purtroppo siamo alle solite.
La gente ha voglia di credere (e di sperare) e ciò trova maggiore sfogo se ciò in cui decide di credere (o più spesso purtroppo la si vuol far credere) è ammantato da un'aura di scientificità che purtroppo non c'è.
Con questo non voglio dire che le teorie sul Radon non siano scientifiche. Voglio solo dire che per adesso non esiste una casisitica così certa che un aumento del Radon porti necessariamente ad un terremoto.
Cosa facciamo? Sfolliamo intere zone tutte le volte che viene rilevato del Radon in eccesso? Sarebbe il caos.
Che sappia io esistono molti casi in cui c'è stato aumento di Radon, ma nessun terremoto a saguire.
Magari fosse un indicatore valido il Radon. :roll:
La parola "credo" e la parola "scienza" non stanno quasi mai nella stessa frase.
Mr. Spock - Star Trek
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