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Il pianeta delle "straness".
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"Buchi neri" su Marte & NEWS da Coelum
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"Buchi neri" su Marte & NEWS da Coelum
Ultima modifica di Riccardo Giuliani il ven giu 15, 2007 5:44 pm, modificato 1 volta in totale.
- stefanoguglielmi85
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Eccola a piena risoluzione 25cm per pixel. E a prima vista mi sembra che sia simile a una Grave (formazione gelogica tipica della zone carsiche). Dalle mie parti, sulla Murgia, ce ne sono alcune. Comunque bisogna asppettare ulteriori dati e foto prese da angolazioni differenti e sotto illuminazioni differenti.
Ciao a tutti
Paolo
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NOTIZIE da Coelum (abbiamo ricevito come Associazione...)
Buon giorno agli amici di COELESTIS e a tutti lettori di Coelum!
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Eccol e notizie più interessanti della settimana
2 Giugno 2007
Gli strani buchi su Marte
di Claudio Elidoro - Fonte: Coelum Astronomia
Tra le immagini rese pubbliche lo scorso 23 maggio dai responsabili dello strumento HiRISE posto a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter, ce n'è una che sta suscitando notevole curiosità anche tra i non addetti ai lavori.
L'immagine inquadra parte della fiancata dell'imponente struttura vulcanica Arsia Mons e nel bel mezzo di quel pianoro di origine lavica, assieme a piccoli crateri di impatto, fa bella mostra di sé una macchia nera come il carbone. E' talmente scura che a prima vista viene il sospetto di trovarsi di fronte a un fotomontaggio mal riuscito.
Guardando i dettagli - ricordiamo a questo proposito che le immagini di HiRISE consentono una risoluzione di 25 centimetri per pixel - non si fatica però a convincersi che non si tratta affatto di uno scherzo.
La forma di questa strana struttura è pressoché circolare e il diametro è di poco superiore al centinaio di metri. Analizzando il gioco di luce dei suoi bordi possiamo dedurre che ci troviamo di fronte a un profondo baratro, una sorta di pozzo di cui non si riesce a scorgere né il fondo né tantomeno le pareti (anche se equalizzando i livelli dell'immagine si capisce che la cavità non poi così profonda come si potrebbe pensare).
A rendere ancora più misteriosa la struttura, poi, si vede chiaramente in direzione nord una sorta di sbavatura più chiara, forse una traccia di materiali accumulati dal vento marziano oppure vestigia di una passata eruzione. Non dimentichiamo, infatti, che ci troviamo in prossimità della struttura vulcanica più grande - escludendo ovviamente Olympus Mons - presente sulla superficie del Pianeta rosso e prorio l'origine vulcanica è tra le più gettonate per provare a spiegare quello strano buco.
Potremmo allora essere in presenza di una antica bocca eruttiva, oppure - ipotesi più attendibile - di una camera magmatica in cui è crollata una piccola parte di soffitto. Quest'ultima ipotesi potrebbe spiegare la sbavatura biancastra, dato che i materiali sollevatisi nell'evento - oppure messi allo scoperto nei bordi dell'apertura - sarebbero stati distribuiti sul terreno in direzione del vento predominante.
Il bello è che questo misterioso buco non è affatto l'unico individuato. In precedenti immagini acquisite dallo strumento THEMIS a bordo della sonda Mars Odyssey, infatti, alcuni planetologi avevano individuato altre sei strutture analoghe e ne avevano dato l'annuncio lo scorso marzo alla Lunar and Planetary Science Conference. In via informale avevano anche attribuito loro i nomi di Dena, Chloe, Wendy, Annie, Abbey, Nikki e Jeanne (quella di cui stiamo parlando).
Tutte le strutture si trovano in prossimità di Arsia Mons e sono dunque sicuramente collegate alla passata attività vulcanica di questa immensa caldera marziana. Per il momento è impossibile saperne di più e dovremo attendere immagini realizzate in condizioni di luce diversificate, se non l'esplorazione diretta nel prossimo (?) futuro.
Links - Collegamenti:
www.coelum.com
http://antwrp.gsfc.nasa.gov/apod/ap070528.html
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Gli strani buchi su Marte
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Tra le immagini rese pubbliche lo scorso 23 maggio dai responsabili dello strumento HiRISE posto a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter, ce n'è una che sta suscitando notevole curiosità anche tra i non addetti ai lavori.
L'immagine inquadra parte della fiancata dell'imponente struttura vulcanica Arsia Mons e nel bel mezzo di quel pianoro di origine lavica, assieme a piccoli crateri di impatto, fa bella mostra di sé una macchia nera come il carbone. E' talmente scura che a prima vista viene il sospetto di trovarsi di fronte a un fotomontaggio mal riuscito.
Guardando i dettagli - ricordiamo a questo proposito che le immagini di HiRISE consentono una risoluzione di 25 centimetri per pixel - non si fatica però a convincersi che non si tratta affatto di uno scherzo.
La forma di questa strana struttura è pressoché circolare e il diametro è di poco superiore al centinaio di metri. Analizzando il gioco di luce dei suoi bordi possiamo dedurre che ci troviamo di fronte a un profondo baratro, una sorta di pozzo di cui non si riesce a scorgere né il fondo né tantomeno le pareti (anche se equalizzando i livelli dell'immagine si capisce che la cavità non poi così profonda come si potrebbe pensare).
A rendere ancora più misteriosa la struttura, poi, si vede chiaramente in direzione nord una sorta di sbavatura più chiara, forse una traccia di materiali accumulati dal vento marziano oppure vestigia di una passata eruzione. Non dimentichiamo, infatti, che ci troviamo in prossimità della struttura vulcanica più grande - escludendo ovviamente Olympus Mons - presente sulla superficie del Pianeta rosso e prorio l'origine vulcanica è tra le più gettonate per provare a spiegare quello strano buco.
Potremmo allora essere in presenza di una antica bocca eruttiva, oppure - ipotesi più attendibile - di una camera magmatica in cui è crollata una piccola parte di soffitto. Quest'ultima ipotesi potrebbe spiegare la sbavatura biancastra, dato che i materiali sollevatisi nell'evento - oppure messi allo scoperto nei bordi dell'apertura - sarebbero stati distribuiti sul terreno in direzione del vento predominante.
Il bello è che questo misterioso buco non è affatto l'unico individuato. In precedenti immagini acquisite dallo strumento THEMIS a bordo della sonda Mars Odyssey, infatti, alcuni planetologi avevano individuato altre sei strutture analoghe e ne avevano dato l'annuncio lo scorso marzo alla Lunar and Planetary Science Conference. In via informale avevano anche attribuito loro i nomi di Dena, Chloe, Wendy, Annie, Abbey, Nikki e Jeanne (quella di cui stiamo parlando).
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ADIA - Associazione per la Divulgazione e l'Informazione Astronomica - Sede: Polignano a Mare - Bari
Http://www.aeritel.com/ADIA
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